Le monete della Magna Grecia sono tra le più belle: un decadramma del 398 prima di Cristo venduto a 130.000 euro

E’ di una bellezza che toglie il fiato il decadramma battuto tra il 398 ed il 394 prima di Cristo dalla zecca di Siracusa. La cosa non deve stupire più di tanto, dal momento che le monete della Magna Grecia, e in modo del tutto particolare quelle di Siracusa, sono unanimemente considerate fra le più belle del mondo. Non a caso il profilo di Aretusa, attorniata da quattro guizzanti delfini, è ritenuto il simbolo stesso della monetazione, tanto da essere riprodotto, nel IV secolo prima di Cristo, da diversi incisori e in differenti aree geografiche (in tempi recenti l’ immagine è approdata al biglietto di Stato da 500 lire, emesso tra il 1966 ed il 1975). Nella tornata d’ aste battute dal 25 al 27 giugno a Zurigo da Ars Classica, un esemplare, forse il più bello, di questo capolavoro (che come tutte le restanti monete siracusane del periodo presenta al rovescio una quadriga) è riuscito a fatturare 200.000 franchi svizzeri (130.000 euro). Superando abbondantemente, quindi, la somma di 135.000 franchi (87.697 euro ) che Roberto Russo, il curatore della vendita pubblica, contava di incassare. Altro esempio di raffinata arte classica è costituito dal decadramma del 400 prima di Cristo, che presenta lo stesso impianto figurativo (la dea fluviale Aretusa con delfini al diritto e quadriga al rovescio). Ha spuntato 38.000 franchi (24.685 euro ). Tanto di cappello anche per il lotto 60, didramma di Camarina, coniato prima del 405 avanti Cristo. Anche qui a dominare è una divinità fluviale, Hipparis (uno dei due fiumi sulle cui rive si trovava la città di Camarina). Sul rovescio è invece modellato un cigno che trasporta in volo la divinità. «Questa straordinaria e unica moneta – fanno presente ad Ars Classica – è stata per diversi anni frutto di discussione tra gli studiosi. Per molto tempo, infatti, si è ritenuto che la scena del rovescio riproducesse il celeberrimo mito di Leda e il cigno, mentre le più recenti teorie propendono nel ritenere che l’ immagine si richiami ad un preciso mito locale». Proposta a 65.000 franchi la moneta, proveniente «dalla nota collezione Käppeli ed esposta, per dieci anni, all’ Antikenmuseum di Basilea, unitamente ad uno straordinario insieme di monete della Magna Grecia e della Sicilia», ha totalizzato in incasso di 68.000 franchi (44.173 euro ) Di grande fascino pure il didramma di Naxos del 510 prima di Cristo, col ritratto, in chiaro stile arcaico, di Dioniso, il dio del vino, la cui presenza è una costante delle emissioni di questa località. Stima: 120.000 franchi, realizzo: 130.000 franchi (84.450 euro ). Meritati, visto che è stato proposto il più bello fra i pochi conosciuti di questa magnifica moneta pesante appena 5,57 grammi. Nella stessa vendita, che presentava anche un’ ampia sezione di monete romane, dal confronto con la sala il denario di Bruto ha guadagnato 25.000 franchi, trovando compratore a 75.000 franchi (48.720 euro ). A 27.000 franchi è avvenuto il passaggio di proprietà del contorniato di Valentiniano I, proposto a 15.000 franchi. Contesissimo il sesterzio della «Diva Maesa», passato con assoluta tranquillità dalla stima di 8.500 franchi al realizzo di 31.000 franchi (20.138 euro ). Passando con un salto triplo dai coni della classicità a

quelli della contemporaneità va segnalata la perdita di alcuni punti da parte delle euromonete da collezione. Le maggiori penalizzazioni si registrano tra le monetine targate 2003. Gli spiccioli vaticani ancor freschi d’ annata, battuti in fondo specchio e raggruppati in una apposita confezione, sono scesi da 650 a 470/480 euro. Quattrocento, invece gli euro, che prezza la stessa Divisionale, ma prodotta in fior di conio. Almeno trecento gli euro persi per strada dalla splendida coppiola d’ oro, Noè e Abramo, alla fonte tuttavia ceduta in cambio di 584 euro. Non riesce invece a prendere il volo la Divisionale repubblicana 2002, in tardiva distribuzione a partire da maggio. Impossibile, poi, prevedere quando verrà messa in vendita la moneta d’ argento da 10 euro, celebrativa della presidenza italiana dell’ Unione Europea, già coniata dalla Zecca. Ancora non si è riunito il comitato prezzi, cosicché il Tesoro non è in grado di pubblicare il decreto che dà il via alla circolazione del conio commemorativo e destinato ai soli collezionisti. Il primo con valore in euro. Umberto Reano

Reano Umberto
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Corriere della Sera -> Corriere Economia

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