Contese le monete romane

Con i sesterzi, monete in bronzo o oricalco, introdotti durante il primo secolo dopo Cristo, Roma tornò a dotarsi di monete d’ alto livello artistico e, al tempo stesso, di un eccezionale strumento di propaganda perché in tutto l’ impero arrivava il ritratto dell’ imperatore e la celebrazione delle sue gesta. Coniate per decreto del Senato, come indica la sigla SC (Senatus Consulto) impressa al rovescio queste monete possono contare su un buon seguito di appassionati. Ottima accoglienza hanno avuto gli esemplari provenienti dalla collezione di Luc Girard, inclusi nella recente vendita Numismatica Ars Classica. A cominciare dal sesterzio della pace di Nerone, che partito da 35.000 franchi svizzeri si è fermato a 55.000. Al ritratto di Nerone del diritto, sul rovescio fa riscontro il tempio di Giano Quirino, con la monumentale porta a due battenti chiusa così da sottolineare il periodo di pace instaurato dall’ Imperatore dopo la conclusione, nel 63, della guerra contro i Parti. Non meno affascinante il sesterzio battuto una trentina d’ anni prima, quindi tra il 37 e il 38, da Caligola, subito dopo essere stato eletto imperatore. Venduto nel 2002 per 27.000 franchi, stavolta il sesterzio ne ha spuntati 37.000. Proposto a 35.000 franchi, il magnifico sesterzio di Tito, con la raffigurazione dell’ Annona, ne ha totalizzati 95.0000 franchi. Col passare degli anni sul rovescio dei sesterzi le simbologie vennero rimpiazzate dai ritratti delle mogli e altri congiunti dell’ imperatore. E’ il caso di Plotina e di Marciana, moglie e sorella di Traiano, mostrate su sesterzi in vendita Nac battuti in entrambi i casi per 24.000 franchi. I due profili femminili, dalle straordinarie acconciature, sono incise pure su un aureo del 117-118, del peso di 7,42 grammi venduto per 75.000 franchi.

Reano Umberto
Pagina 23
Corriere della Sera -> Corriere Economia

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